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Abedini Reza

Membro di spicco della Scuola iraniana intorno al graphic designer Morteza Momayez, Abedini mette l’accento sull’identità culturale iraniana (persiana), caratterizzando fortemente i suoi artefatti comunicativi. Laureato nel 1985 alla School of Fine Art di Teheran, insegna comunicazione visiva presso la Tehran Art University, dove si diploma in pittura nel 1992. Nel 1993 fonda il Reza Abedini Studio e assume la direzione artistica della rivista “Manzar”. Dal 1997 è membro dell’Iranian Graphic Designers’ Society, per la quale è anche supervisore del comitato culturale nel 1999, e dal 2001 dell’AGI (Alliance Graphique Internationale). Inoltre, membro della giuria di Bien- nali in tutto il mondo, partecipa anche a diverse edizioni ottenendo numerosi riconoscimenti: nel 2004 vince il I premio e medaglia d’oro all’VIII edizione della Biennale internazionale del manifesto in Messico, medaglia d’argento alla II edizione di quella coreana e il I premio alla Biennale internazionale del manifesto islamico in Iran; nel 2005, la medaglia di bronzo alla Biennale internazionale del manifesto in Cina; e nel 2006, la medaglia d’argento alla Biennale internazionale del manifesto di Varsavia.

A

B

Bass Saul

Particolarmente eclettico, Bass è ricordato per aver valorizzato le sequenze introduttive dei film trasformandole in una forma artistica a sé, oltre che per aver realizzato logotipi e immagini coordinate di numerose aziende. Nel 1938, dopo aver subito l’influenza di Howard Trafton, s’iscrive all’Art College di Manhattan. Nello stesso anno è assistente alla Warner Bros di New York. Nel 1944 lavora presso l’agenzia di pubblicità Blaine Thompson e s’immatricola al Brooklyn College, una scelta fondamentale che influisce sulla sua formazione; infatti, tra i docenti figura il celebre graphic designer ungherese György Kepes. Nel 1946 è art director presso Buchanan & Co., e nel 1952 fonda lo studio Saul Bass & Associates. La prima commissione da parte di un regista arriva nel 1954, quando Otto Preminger gli chiede di occuparsi del manifesto e dei titoli di testa del suo film Carmen Jones. In seguito, specializzandosi in questo settore, continua a lavorare con Preminger e con altri registi del calibro di Billy Wilder, Robert Aldrich, Alfred Hitchcock, Steven Spielberg, Stanley Kubrick e Martin Scorsese. Bass utilizza forme geometriche semplici sfruttando soprattutto il loro significato simbolico.

B

C

Carson David

Senza dubbio Carson è uno dei graphic designer più dirompenti degli anni Novanta. Nel 1977 termina gli studi alla San Diego State University e all’Oregon College of Commercial Art. Nel 1980 frequenta un corso di graphic design alla University of Arizona e nel 1983 conclude un PhD in Arte e Socio- logia in Svizzera. Dal 1982 al 1987 insegna graphic design alla Torrey Pines High School di San Diego. Surfista esperto, alla fine degli anni Ottanta, decide di dedicarsi alle riviste di questo sport, entrando in scena con la direzione artistica di “Beach Culture” (1989-1991), dal look rivoluzionario. All’inizio degli anni novanta porta al successo un’altra rivista, “Surfer” (1991-1992); e nel 1992 è la volta di “Ray Gun”, la sua rivista più nota e innovativa, dal look pirotecnico, ricca di soluzioni impattanti, con testata che varia radicalmente da un numero all’altro, testi rovesciati e speculari, senza punteggiatura, dal corpo abnorme o troppo piccolo ecc. Nel 1995 conferma il successo planetario con The End of Print, ovvero “la fine della stampa”, che raccoglie interamente la sua opera. Nello stesso anno, fonda lo studio David Carson De- sign.

C

D

Depero Fortunato

Pittore e designer futurista, Depero è uno dei più importanti grafici pubblicitari italiani del secolo. A Rovereto frequenta la Scuola Reale Elisabettina, dove stu- dia disegno e arte applicata. Nel 1913 pubblica la sua prima raccolta di poesie illustrate dal titolo Spezzature. Nel 1914 si trasferisce a Roma, dove espone i suoi dipinti all’Esposizione Libera Futurista Internazionale, dopo aver visi- tato la mostra di Umberto Boccioni e conosciuto Filippo Tommaso Mari- netti, Francesco Cangiullo e Giacomo Balla. Nel 1917 incontra l’impresario Sergei Pavlovich Diaghilev, durante un tour europeo dei Balletti russi, e i suoi collaboratori, tra cui il pittore Michel Larionov. Nel 1918 organizza lo spet- tacolo Balli plastici con il poeta svizzero Gilbert Clavel. Due anni dopo è a Milano per lavorare presso l’agenzia pubblicitaria Le tre I, mentre, dal 1924, lavora per le aziende Alberti, Schering e Campari. Nel 1927 pubblica la sua monografia per conto di Dinamo-Azari di Milano dal titolo Depero futurista. Nel 1931 pubblica il Manifesto dell’arte pubblicitaria Futurista e nel 1951 il manifesto sull’Arte nucleare. Inoltre, fonda la Casa d’Arte Futurista Depero, un formidabile atelier, inaugurato nel 1959 con il nome di Galleria Museo Depero e restaurato nel 2009.

D

E

Eckmann Otto

Eckmann è uno dei più autorevoli protagonisti dello Jugendstil. Formatosi alla Kunstgewerbeschule di Amburgo, a Nuremberg e all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco, lascia gli studi di pittura nel 1894 e mette all’asta tutte le sue tele simboliste con quest’intenzione: “Non ci incon- treremo mai più”; decide quindi di dedicarsi all’arte applicata. Così, lavora il metallo, il vetro colorato e l’argento, mentre studia la cultura e l’arte del giappone imitandone le tradizionali tecniche nelle sue xilografie e in altri progetti. Nel 1985 si occupa di graphic design per le riviste “Pan” e “Jugend”, mentre collabora con le case editrici Cotta, Diederichs, Scherl, Seemann e Fischer, disegnando le copertine e le illustrazioni interne per diverse pubblicazioni (per Fischer disegna anche il logotipo). Nel 1897 insegna pittura ornamentale all’Unterrichsanstalt des Königlichen Kunsterwerbemuseums a Berlino. Nel 1895 disegna il logotipo della rivista “Die Woche”. Dal 1900 al 1902, lavora come graphic designer per l’AEG (Allgemeine Elektrizitäts-Gesellschaft). Inol- tre, nel 1900 disegna i caratteri tipografici Eckmann-Schrift, simile alla calligrafia giapponese, e Fette Eckmann nel 1902, uno dei più utilizzati nell’ambito dello Jugendstil tedesco e dell’Art nouveau in generale.

E

F

Frutiger Adrian

Designer meticoloso e colto, Frutiger si caratterizza per la progettazione di eccellenti caratteri tipografici. Dal 1944 al 1948 svolge un apprendistato come tipografo presso la stamperia di Otto Schaerffli. Tra il 1949 e il 1951 frequenta la Kunstgewerbeschule di Zurigo, principalmente interessato alla calligrafia. Nel 1952 è assunto dalla fonderia parigina Deberny&Peignot, dopo essersi distinto con la Storia delle lettere, un lavoro illustrato molto dettagliato che dimostra la sua professionalità e la sua conoscenza della progettazione tipo- grafica. Qui, elabora i caratteri President e Ondine (1954), Univers (1955), suo capolavoro, mentre adatta molti caratteri in modo da renderli utilizzabili dalla nuova tecnica fototipografica Lumitype. Nel 1956 progetta il carattere tipografico Egyptienne prendendo come modello il Clarendon (creato della seconda metà dell’Ottocento); questo carattere gli è stato commissionato per essere utilizzato per la fotocomposizione. Tra i suoi lavori, ricordiamo OCR-B, un carattere standard per il riconoscimento ottico (1965-1971), Serifa (1967), Iridium (1972), Glypha (1979) e Icone (1980). Nei primi anni Settanta è consulente per IBM e l’autorità aeroportuale francese gli commissiona un carattere per la segnaletica del nuovo aeroporto internazionale Charles de Gaulle: il Frutiger (1975).

F

G

Glaser Milton

Illustratore e graphic designer, Glaser è un punto di riferimento assoluto del design americano. Famoso per aver fondato i Push Pin Studios di New York con Seymour Chwast nel 1954, è tuttora a capo della Milton Glaser Inc., fondata nel 1974. La sua formazione artistica comincia a New York, alla Cooper Union Art School nel 1948, per poi continuare in Italia, all’Accademia di Belle Arti di Bologna (1952-1953) sotto la guida del pittore Giorgio Morandi. Con un approccio eclettico e umoristico, Glaser disegna copertine per libri e cd, riviste e manifesti, progetta packaging e si occupa di mostre ed esposizioni. Nel 1968 fonda il “New York Magazine” con Clayton Felker, ma lavora anche per altre riviste come “Paris Match”, “L’Express”, “Esquire” e “Vil- lage Voice”, di cui è anche vice-presidente e art director (1975-1977). Nel 1974 disegna un murale di 180 metri per il New Federal Office Building a Indianapolis, mentre nel 1978 si occupa della corporate identity della Grand Union Company, catena di supermercati statunitense. Nel 1983, con Walter Bernard, fonda lo studio WBMG. Nel 1987 realizza diversi manifesti per la World Health Organization. Inoltre, disegna numerosi di caratteri tipografici; tra i più famosi: Glaser Stencil, Hologram Shadow, Houdini, Kitchen, Sesame Place, Aint Baroque, Baby Teeth.

G

H

Huber Max

Di formazione svizzera, Huber è uno dei massimi esponenti del graphic design italiano degli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1935 s’iscrive alla Kunstgew- erbeschule di Zurigo. Nel 1936 lavora presso l’agenzia pubblicitaria P. O. Althaus, dove entra in contatto con Emil Schulthess e Gerard Miedinger. Nel 1940 si trasferisce a Milano, presso lo Studio Boggeri, mentre segue i corsi serali dell’Accademia di Brera. Nel 1947 organizza una mostra d’arte astratta e concreta con Max Bill, grazie alla quale un anno dopo nasce il Movimento Arte Concreta. Nello stesso anno collabora con Albe Steiner alla nuova immagine di Einaudi e al logo e alla veste grafica della VIII edizione della Triennale di Milano (per la quale ottiene la medaglia d’oro per il graphic design). Inoltre, appassionato di jazz, si dedica alla realizzazione di copertine di riviste specializ- zate, dischi e libri. Nel 1948 è premiato in un concorso dell’Automobile club d'Italia e disegna dei manifesti per l’autodromo di Monza, mentre collabora con i fratelli Castiglioni. Nel 1950 disegna il logotipo de La Rinascente. Ancora, lavora per diverse riviste, come “24 ore” (1948), “Aut-aut” (1951), “Il Caffè” (1961), “Tempo presente” (1966), “Cenobio” (1980).

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I

Itten Johannes

Autorevole teorico del colore, Itten è una delle figure dominanti del Bauhaus di Weimar. Dal 1904 al 1908 studia alla Meisterhaftschule di Hofwil. In seguito, si dedica a discipline matematiche e scientifiche, mentre nel 1913 s’iscrive all’Akademie der Bildenden Künste di Stoccarda. Nel 1916 espone per la prima volta presso la galleria Der Sturm di Berlino. Nello stesso anno è a Vien- na, dove fonda un’Accademia artistica privata e comincia a studiare filosofia orientale. Dal 1919 al 1923 insegna al Bauhaus di Weimar, dove alcuni suoi allievi della scuola d’arte decidono di seguirlo. Qui, è responsabile del corso propedeutico (di basic design) e tiene un corso di teoria della forma, come pure i laboratori del metallo, di decorazione parietale e pittura su vetro. Nel 1920 si converte al Mazdeismo, diffondendone i principi all’interno della scuola, che abbandona nel 1923 per divergenze col direttore Walter Gropius. Nel 1926 insegna discipline artistiche in una nuova scuola fondata a Berlino, che più tardi si chiamerà “Ittenschule”. Dal 1932 al 1938 dirige la Textilfachschule di Krefeld. In seguito, dirige la Kunstgewerbeschule di Zurigo fino al 1953. Negli anni Cinquanta allestisce e dirige il museo Rietberg di Zurigo. Nel 1961 esce un suo saggio seminale sull’Arte del colore, considerato tuttora un riferi- mento fondamentale.

I

J

Jones Terry

Famoso art director d’importanti riviste americane e britanniche, Jones si forma studiando graphic design al West England College of Art di Bristol con Richard Hollis, ma abbandona quando il suo insegnante viene licenziato. Dal 1968 al 1970 lavora per la rivista “Good Housekeeping” come assistente di Ivan Dodd. Un anno dopo è art director di “Vanity Fair” e nel 1972 di “Vogue” inglese, per cui disegna copertine fino al 1976. Nel 1980 fonda “i-D”, una rivista di moda streetstyle dalla visione punk, le cui tendenze alternative sono molto influenti e imitate. Nel 1984 sviluppa la sua creazione rendendola più commerciale con l’editore di “Time Out”, Tony Elliot. Nel 1990 pubblica In- stant Design: A Manual of Graphic Techniques, in cui documenta il suo lavoro secondo le diverse tecniche utilizzate (manuale, montaggio, stampa, stencil, polaroid, cad, video, televisione, ecc). Nello stesso anno è art director per la sezione europea di Esprit, nota etichetta di moda di San Francisco. Inoltre, produce video e pubblicità per Fiorucci e Mexx. Nel 1997 pubblica Catching the Moment. E per la Biennale di Firenze del 1998, cura l’istallazione “2001 (minus 3)”, una collaborazione tra ventidue designer e ventidue fotografi.

J

K

Kauffer Edward McKnight

Sicuramente è uno dei più importanti graphic designer britannici degli anni Venti e Trenta. Studia arte al Mark Hopkins Art Institute a San Francisco, dove si trasferisce nel 1910. Nel frattempo lavora in una libreria per pagarsi gli studi, fino a quando il professore Joseph McKnight dell’University of Utah non lo nota e decide di finanziarlo, permettendogli di frequentare l’Art Insti- tute of Chicago per sei mesi e nel 1913 all’Académie Moderne di Parigi. Così, in onore del professore, adotta il cognome McKnight. Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, si trasferisce a Londra, dove entra in contatto con Frank Pick, publicity manager della London Underground, il quale gli com- missiona subito quattro manifesti. Così i suoi principali committenti diventano il gruppo Underground e la London Transport, ma comincia a lavorare anche per altri importanti clienti. Influenzato dalle avanguardie artistiche come il Cubismo, il Costruttivismo, il Futurismo e soprattutto il Vorticismo, disegna più di un centinaio di manifesti per la London Transport. Nel 1940 si trasferisce a New York e dal 1947 lavora per American Airlines, per cui disegna manifesti fino alla sua morte. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo The Art of the Poster (1924).

K

L

Lustig Alvin

Talentuoso graphic designer, Lustig scompare precocemente, ma lascia un segno indelebile. Studia al Community College e, nel 1934, per un anno, alla Art Center School di Los Angeles. Inoltre, si occupa di architettura e arredamento con il celebre architetto Frank Lloyd Wright a Taliesin. Nel 1936 fonda il suo primo studio, al quale ne seguono molti altri. Lavora con- temporaneamente a Los Angeles e New York: nel 1944 è a New York, dove, dal 1945 al 1946, lavora come art director per la rivista “Look” e nel 1946 a Los Angeles per occuparsi nuovamente di architettura e interni. Dal 1941 al 1952 disegna le copertine per New Directions, dal 1951 al 1955 per Noonday Press, mentre si occupa di diversi progetti editoriali per le riviste “Arts and Architecture”, “Art Digest” e “Industrial Design”. Nel 1950 fonda il Depart- ment of Design di Yale, con Josef Albers, e progetta la segnaletica del centro commerciale Northland di Detroit con Victor Gruen. Nel 1951 fa ritorno a New York dove, l’anno successivo, disegna la sequenza introduttiva del famoso cartoons Mr. Magoo. Alcuni suoi committenti importanti comprendono, nel 1953, le Girl Scouts of America e, nel 1954, l’American Crayon. Nel 1953 il MoMA organizza una mostra dei suoi lavori.

L

M

Munari Bruno

Tra i protagonisti della storia del design del ventesimo secolo, spicca Munari, anche come artista, teorico, filosofo, poeta, psicopedagogo e altro ancora. Alla fine degli anni Venti, aderisce al Futurismo (1927), partecipando a diverse mostre collettive. Nel 1930 fonda lo studio di graphic design R+M con Ric- cardo “Ricas” Castagnedi. Nel 1933 entra in contatto con André Breton e Louis Aragon. Dal 1935 al 1992, come freelance, elabora artefatti grafici e arredi per diverse e importanti aziende, a cominciare da Danese. Durante la Seconda guerra mondiale, lavora come graphic designer per Mondadori e come art director per rivista “Tempo”, mentre disegna formidabili libri per bambini. Nel 1955 progetta il Museo immaginario delle isole Eolie. Nel 1958 disegna le Forchette parlanti, uno straordinario linguaggio di segni costruito semplicemente deformando i rebbi delle forchette. Negli anni Sessanta, viaggia frequentemente e visita soprattutto il Giappone, di cui apprezza molto la cultura e la filosofia. Nel 1962 organizza una mostra sull’arte programmata negli spazi espositivi del negozio Olivetti a Milano. Nel 1967 insegna comunicazione visiva a Harvard. Nel 1977 realizza un laboratorio-ludoteca presso la Pinacoteca di Brera.

M

N

Noorda Bob

Olandese ma naturalizzato italiano, Noorda è un autentico innovatore del graphic design, progettista di sistemi di corporate identity e di numerosissimi marchi tra i più famosi. Particolarmente attratto dal Bauhaus e delle Avanguar- die storiche, soprattutto dal Costruttivismo, frequenta l’Ivkno (Instituut voor Kunstnijverheidsonderwijs), meglio noto come Academie Gerrit Rietveld. Nel 1957 si trasferisce a Milano e subito entra in contatto con importanti graphic designers italiani del periodo, come Bruno Munari e Albe Steiner. Nel 1961 lavora come art director per Pirelli, e come consulente artistico per La Rinascente. Dal 1962 al 1965 insegna graphic design alla Scuola del libro della Società Umanitaria di Milano. Insegna anche all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Urbino e all’IED (Istituto Europeo di Design) di Milano. Sempre nel 1965 fonda l’Unimark International a Chicago con Ralph Eckerstrom, Massimo Vignelli, James Fogelman, Wally Gutches, Larry Klein, Robert Moldafsky (per la quale lavora anche come vicepresidente). Inoltre, riceve numerosi riconoscimenti, fra cui diversi Compasso D’Oro, ad esempio per la segnaletica della metropolitana milanese (1964), per la corporate identity della Regione Lombardia (1975) e dell’Agip (1979); inoltre, riceve una laurea ad honorem in Design da parte del Politecnico di Milano nel 2005 ed è socio onorario ADI (Associazione per il Disegno Industriale) dal 2001.

N

O

Otl Aicher

Oppositore tenace del nazismo, venne arrestato nel 1937 per essersi ribellato ad Hitler. Arruolato nell'esercito tedesco, nel 1945 disertò nascondendosi fino alla fine della seconda guerra mondiale. Nel 1946, dopo la conclusione della guerra, Aicher cominciò a studiare scultura all'Accademia delle Belle Arti di Monaco di Baviera. Nel 1947 aprì un suo studio ad Ulm. Nel 1953, con Inge Scholl (sua moglie e sorella dei partigiani giustiziati dal regime nazista, Sophie e Hans Scholl) fondò la Scuola di Ulm per il disegno (Hochschule für Gestaltung Ulm), che si è trasformata in uno dei centri scolastici primari della Germania per l'insegnamento del design durante gli anni cinquanta e anni sessanta. Ha progettato il marchio per Lufthansa Linee aeree nel 1969. Aicher inoltre è noto per aver curato gli aspetti della comunicazione visiva per i Giochi della XX Olimpiade a Monaco di Baviera, in parte a stretto contatto con i progettisti delle infrastrutture realizzate per l'occasione, tra cui gli architetti Günter Behnisch e Frei Otto. Fu l'autore del logo, un sole attraversato da una spirale, dei pittogrammi che rappresentavano gli sport di tale edizione, e della mascotte Waldi.

O

P

Pintori Giovanni

Noto per aver ricoperto per più di trent’anni il ruolo di art director della famosa azienda italiana Olivetti, Pintori è uno dei più formidabili graphic designer italiani. Dal 1930 al 1936 studia all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Monza. Nel 1934 allestisce, con Giuseppe Pagano, la Mostra dell’Aeronautica. Nel 1936 comincia la lunga collaborazione con Olivetti. Nei primi anni lavora nell’Ufficio Sviluppo Pubblicità, di cui diventa art di- rector nel 1950, anno in cui vince la Palma d’Oro della Federazione italiana della pubblicità. Suo maestro è il poeta Leonardo Sinisgalli, con cui elabora le campagne pubblicitarie per l’azienda. Insieme, nel 1940, vincono un premio per l’allestimento della Mostra d’Arte Grafica alla VII Triennale. Negli anni cinquanta il lavoro di Pintori è esposto in alcuni dei musei più importanti del mondo (nel 1952 al MoMA di New York con la mostra Design in Industry, dedi- cata alla Olivetti, e nel 1955 al Louvre) e pubblicato su prestigiose riviste, come “Fortune”, “Graphic Design”, “Horizon”. Nel 1967 Pintori lascia l’Olivetti per lavorare come graphic designer freelance; tra i suoi clienti, figurano Pirelli, Am- brosetti e Gabbianelli. Negli ultimi anni, si dedica prevalentemente alla pittura. Una retrospettiva in suo onore si tiene a Nuoro nel 2003.

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R

Rodcenko Alexander

Grande esponente del Costruttivismo, Rodˇcenko è un artista eclettico che si dedica inizialmente alla pittura per poi aprirsi alla fotografia e al graphic design. Nel 1915 si diploma presso la Scuola d’Arte di Kazan. In seguito, si trasferisce a Mosca per frequentare la scuola di Stroganov, dove studia graphic design. Nel 1916 comincia a collaborare con Vladimir Tatlin (fondatore del Produttivismo) ed espone le sue opere alla mostra Magasin. Nel 1917 lavora al Café Pittoresco di Mosca. Nel 1921 insegna ai Vchutemas (istituti moscoviti per la lavorazione del legno e del metallo). Inoltre, si dedica alla progettazione grafica, lavorando anche nell’ambito del teatro e del cinema. Così, progetta numerosi manifesti propagandistici, mentre lavora per alcune case editrici e segue le riprese dei film Kino-pravda (1923) di Dziga Vertov. Dal 1923 al 1925 lavora al progetto grafico e alla redazione della rivista “LEF”, diretta da Vladimir Majakovskij. Nel 1925 partecipa all’Exposition universelle di Parigi, aggiudicandosi tre medaglie d’argento. Nel 1926 collabora con la rivista “Sovetskoe Kino” (Cinema sovietico). Nel 1927 espone per la prima volta le sue fotografie, ottenendo molto successo. Dal 1940 si dedica esclusivamente alla pittura.

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S

Sagmeister Stefan

Noto per le sue trovate shockanti, Sagmeister è uno dei graphic designer più frizzanti degli ultimi tempi. Dal 1981 al 1985 studia all’Universität für Angewandte Kunst di Vienna. In seguito, ottiene un importante lavoro nell’agenzia Leo Burnett a Hong Kong, dove mette in pratica il suo talento e la sua originalità. Nel 1993, al rientro dall’esperienza asiatica, dopo aver lavorato anche presso la celebre M&Co. di Tibor Kalman, fonda un proprio studio a New York: Sagmeister Inc. Qui, la musica gli fornisce non poche op- portunità. E grazie a una serie di lavori mirabolanti per artisti poco famosi, arriva a progettare le copertine dei Rolling Stones, Lou Reed, Talking Heads, con cui vince alcuni premi internazionali di graphic design. Quindi viene definito un “disco-grafico” o un “grafico del disco” in sintonia con MTv, so- prattutto per la sua maniera di mixare i materiali grafici, come un dj fa con i brani musicali. Nel 2001 il suo lavoro è raccolto in un volume di Peter Hall, una sorta di vocabolario di trucchi ottici di spiazzante semplicità, che gli con- ferisce grande visibilità: Sagmeister. Made You Look. Nel 2004 insegna a Berlino, come pure a New York, alla School of Visual Art e alla Cooper Union School of Art.

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T

Tomasezwski Henrik

Tomaszewski è considerato l’esponente più autorevole del manifesto polacco. Dal 1934 al 1939 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Dopo aver conseguito la laurea in Pittura, influenzato dal lavoro di Georg Grosz e John Heartfield, disegna caricature per “Szpilka”, una rivista polacca. Nel 1944, durante l’occupazione nazista, pubblica alcuni disegni nella rivista satirica “Stan ́czyk” molti dei quali, a causa della rivolta di Varsavia, si perdono per sempre. Nel 1945 si trasferisce a Łódz ́ per collaborare nuovamente con “Szpilka”. Nel 1950 fa ritorno a Varsavia, dove è assunto per disegnare le locandine della Centrala Wynajmu Filmow. Nello stesso anno si occupa delle scenografie del teatro Syrena. Dal 1952 al 1985 insegna all’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Inoltre, riceve diversi premi e riconoscimenti in tutta l’Europa: nel 1948 cinque primi premi all’International Film Poster Exhibi- tion di Vienna, pubblicazioni su riviste come “Przeglad Kulturalny” e “Lit- eratura” e, nel 1961, un volume dedicato al suo lavoro dal titolo Ksia ̇zka za ̇zalen ́ / A Book of Complaints. Ancora, riceve il titolo di Honorary Royal Designer for Industry dalla Royal Society of Arts di Londra e, dal 1957, è membro AGI (Alliance Graphique Internationale).

T

V

Vignelli Massimo

Tomaszewski è considerato l’esponente più autorevole del manifesto polacco. Dal 1934 al 1939 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Dopo aver conseguito la laurea in Pittura, influenzato dal lavoro di Georg Grosz e John Heartfield, disegna caricature per “Szpilka”, una rivista polacca. Nel 1944, durante l’occupazione nazista, pubblica alcuni disegni nella rivista satirica “Stan ́czyk” molti dei quali, a causa della rivolta di Varsavia, si perdono per sempre. Nel 1945 si trasferisce a Łódz ́ per collaborare nuovamente con “Szpilka”. Nel 1950 fa ritorno a Varsavia, dove è assunto per disegnare le locandine della Centrala Wynajmu Filmow. Nello stesso anno si occupa delle scenografie del teatro Syrena. Dal 1952 al 1985 insegna all’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Inoltre, riceve diversi premi e riconoscimenti in tutta l’Europa: nel 1948 cinque primi premi all’International Film Poster Exhibi- tion di Vienna, pubblicazioni su riviste come “Przeglad Kulturalny” e “Lit- eratura” e, nel 1961, un volume dedicato al suo lavoro dal titolo Ksia ̇zka za ̇zalen ́ / A Book of Complaints. Ancora, riceve il titolo di Honorary Royal Designer for Industry dalla Royal Society of Arts di Londra e, dal 1957, è membro AGI (Alliance Graphique Internationale).

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Wilson Wes

Senza dubbio, Wilson è uno dei rappresentanti più interessanti della cosiddetta grafica californiana psichedelica degli anni Sessanta. Inizialmente, frequenta la San Francisco State, ma abbandona nel 1963. Il suo primo manifesto Are We Next (1965) si risolve in un’adulterazione della bandiera americana a mo’ di svastica, per protestare contro la guerra in Vietnam. In seguito, diventa assistente e poi partner di Bob Carr, fondatore dell’azienda Contact Printing e profondo conoscitore dell’ambiente musicale jazz di San Francisco. Così, progetta il volantino per il primo Trips Festival, un evento molto importante per la scena musicale emergente del paese, e una serie di manifesti per i più importanti promoter musicali del tempo, come Bill Graham, il quale organ- izza concerti al Fillmore Auditorium, o Chet Helms che dirige l’Avalon Ball- room. Ispirandosi all’opera di Alphonse Mucha, di Vincent Van Gogh, di Gus- tav Klimt, di Egon Schiele e soprattutto di Alfred Roller, nel 1966 progetta il suo primo manifesto psichedelico per uno spettacolo con l’Association presso l’Auditorium Fillmore; mentre, nel 1967, l’ultimo manifesto per Graham, ded- icandosi per lo più a quelli dell’Avalon Ballroom. E nel 1968 riceve un premio di cinquemila dollari dalla National Endowment for the Arts “per il suo con- tributo all’arte americana”.

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Zwart Piet

Designer prolifico in qualsiasi campo della progettazione, è uno dei maestri olandesi più acclamati. Dal 1902 al 1907 studia presso la School voor Toegepaste Kunsten di Amsterdam. Nel 1919 comincia a lavorare presso l’architetto Jan Wils, membro del De Stijl, mentre nel 1921 continua la sua formazione sul campo presso lo studio dell’architetto Hendrik Berlage. Quindi, si appassiona al graphic design e vi si dedica entusiasticamente. Negli stessi anni entra in contatto con i membri del De Stijl, ma non aderisce al movimento, perché contrario a una concezione dell’arte totalizzante. Nel 1923 inizia a collabo- razione con l’azienda di cavi elettrici NKF (Nederlandsche Kabel Fabrik) di Delft, per la quale progetta un ingente numero di manifesti, pubblicati sul mensile “Tijdschrift voor electro techniek” e sul quindicinale “Sterkstroom”. Nel 1927 espone con gli artisti del gruppo Ring. Nel 1928 tiene alcune lezioni e conferenze al Bauhaus di Dessau. Nel 1930 progetta un opuscolo per le scuole olandesi, The Book of PTT, per insegnare ai bambini l’utilizzo del servizio postale. Nel 1942 viene arrestato dai nazisti e imprigionato fino alla fine della Seconda guerra mondiale. In seguito, si occupa prevalentemente di disegno industriale.

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